E voi state bene di Greta Fossati
Intervista

E voi state bene? Il diario di una voce amica

Con Greta Fossati, volontaria del progetto Milano Aiuta durante l'emergenza Covid, e autrice del romanzo E voi state bene?

10 luglio 2020

Durante il periodo caldo della pandemia è nato Milano Aiuta, un progetto del Comune di Milano in collaborazione con l’Ong EMERGENCY e le Brigate Volontarie per l’Emergenza. L’impegno si è concentrato nella consegna di beni – alimentari, igienici, farmaci… – a tutte le persone costrette a casa: anziani, persone immunodepresse o affette da patologie croniche. In pochi mesi, grazie al contributo di più di 300 volontari, sono state effettuate oltre seimila consegne a domicilio, e distribuite oltre centomila mascherine.

Da questa esperienza è nato anche un libro intitolato E voi state bene?, che racconta le storie, le fatiche e gli incontri dei volontari di Milano Aiuta. I proventi del libro serviranno a una raccolta fondi di Emergency per le Brigate Volontarie per l’Emergenza, all’interno del progetto Nessuno escluso.

Abbiamo parlato con l’autrice, Greta Fossati, che è una volontaria di Emergency.

Com'è nata l'idea di un libro?

All’inizio scrivevo di getto, a fine giornata, di quello che mi stava accadendo, sia dell’attività al centralino di Milano Aiuta che in generale di quello che stavamo vivendo nella fase uno. Scrivere mi serviva a lasciar andar via le tensioni e paure. Come tutti avevo paura del contagio e notavo che mettere su carta i miei pensieri era molto d’aiuto. Poi pian piano mi sono accorta che stavo facendo un lavoro che poteva interessare l’esterno, stavo raccontando il lockdown mentre le persone non potevano uscire di casa. Allora l’idea ha preso forma. Quando poi abbiamo iniziato a ricevere le richieste per i pacchi alimentari ho subito pensato che il mio lavoro doveva supportare quel progetto per aiutare chi ci chiedeva aiuto.

E voi state bene di Greta Fossati

Che cosa ha significato per te lavorare a contratto con persone malate o sole, in un periodo in cui sembrava che avremmo dovuto abituarci tutti a convivere con la solitudine e la prossimità della malattia?

Il “distanziamento sociale” è una regola che è entrata nella nostra routine e anche al centralino stiamo molto attenti a tenere le distanze tra noi. Durante le prime chiamate ero insicura e prima di tutto cercavo di chiedere alle persone i dettagli tecnici che servivano per completare le richieste. Poi ho capito che la maggior parte delle persone, oltre che per la spesa, chiamava per sentire una voce amica.

Così, man mano, è come se in noi si fosse sviluppato un senso empatico che ci permetteva di sostenerci a vicenda tra colleghi senza il contatto fisico. Questa nuova capacità serve a trasmettere calore e solidarietà a chi ci chiama. Il centralino ci ha aiutati a stare insieme in questi mesi difficili in un modo che prima del virus sarebbe stato impensabile. 

Ricordo che un giorno avevo ricevuto solo chiamate veramente molto “impegnative” e a fine turno sono scoppiata in lacrime. Una collega, pur non avendo la possibilità di abbracciarmi, era riuscita a esprimermi tutta la solidarietà di cui in quel momento avevo bisogno.

Raccontaci di un’esperienza che ti ha insegnato qualcosa.

All’inizio di maggio ho ricevuto una delle prime chiamate per un pacco alimentare. La persona all’altro capo era una donna incinta, in difficoltà perché sia lei che il marito erano senza lavoro. Dopo le prime domande di routine questa persona si è aperta con me e ha iniziato a raccontarmi in maniera onesta e gentile dei dettagli delle loro vite. Così mi è nata subito la voglia di fare qualcosa in più per lei, che non fosse solo il pacco alimentare. Qualcosa per la sua gravidanza e per la bimba che doveva nascere. Non era facile: i negozi per bambini erano ancora chiusi, lei poi abitava in un posto raggiungibile solo con la macchina ma ho chiesto aiuto a conoscenti e amici.

Pochi giorni dopo, un collega mi ha fatto sapere che, tramite un passaparola, era riuscito a raccogliere ben quattro sacchi di abiti per la bimba. Erano tutte cose bellissime, quasi tutte avevano ancora le etichette sopra. Ho poi trovato un volontario che si è fatto carico della consegna. A cose fatte, ho pensato che faceva bene al cuore pensare a questa solidarietà tra sconosciuti messi in contatto tra loro da una situazione di emergenza.

All’inizio di ogni capitolo parli di argomenti che non hanno a che fare strettamente con l’esperienza del covid. Come mai?

Scrivendo mi sono accorta che mi piaceva l’idea di riportare brevemente delle cose accadute nella vita pre coronavirus.  Per capire qualcosa in più di noi e di quello che eravamo. Così ho parlato per esempio della manifestazione People del due marzo scorso e dell’attività di volontariato che il mio gruppo di Emergency faceva prima. Ho riportato degli episodi di cronaca che avevo scritto quando lavoravo in redazione, per esempio di quando è crollato il ponte Morandi e delle attività di alcune ong impegnate nel soccorso in mare dei migranti. Sentivo che nel mio libro c’era bisogno di parlare anche di questo perché volevo fare un’attività per i diritti e per le persone. Ho parlato anche dell’università, dei problemi che da studentessa avevo riscontrato nella mia sede perché considero il periodo universitario come una delle fasi più importanti della vita di chi studia.

E voi state bene? è un diario destinato a un tuo ipotetico discendente: pensi che questa esperienza contenga delle lezioni per il futuro?

Probabilmente ognuno di noi da quest’esperienza avrà tratto qualcosa. Credo che in un’ottica futura dovrebbe insegnarci che la sanità nei piani del paese dovrebbe avere la priorità. Sempre e comunque!

Grazie Greta Fossati. Ultima domanda: dove possiamo comprare il libro?

È disponibile a Milano presso:

  • Libreria Annares, via Pietro Crespi 11
  • Associazione Aned, in via Federico Confalonieri 14 presso La Casa della Memoria (giovedì ed il venerdi dalle 11 alle 18 tramite prenotazione telefonica al numero 02 683342)

In alternativa è possibile prenotare la propria copia scrivendo a: evoistatebene@yahoo.com.